mercoledì 5 dicembre 2012

That's what ya get when ya travel with me. - Episodio 1


06.12.12 
I feel nostalgic :') 

06.12.11
Sono le 4 del mattino, non abbiamo praticamente chiuso occhio. Stiamo aspettando il taxi per l’aeroporto.
“Cosa gli devo dire al tassista? Buongiorno?”
“No. Chiedigli scusa.”
Sul notes c’è scritto che all’aeroporto ho individuato un bel pezzo di carne, ma in questo momento non me lo ricordo, la cosa, comunque, non mi stupisce (intendo… sia il fatto di aver individuato un bel pezzo di carne, sia di non ricordarmelo). Sull’aereo giochiamo a carte, con l’esperto di finanza accanto a me, che ci guarda storto.
Arriviamo a Londra Stansted alle 8 e mezzo circa e subito ci balena il primo pensiero perverso in perfetto stile British: fare colazione al Burger King. Non la facciamo. Mentre camminiamo tra i negozi dell’aeroporto per passare il tempo, un signore ci ferma per indicarci il bagno delle donne… come se qualcuno gliel’avesse chiesto. Gli inglesi sono persone molto gentili :)
Cerchiamo un posto dove poter consumare un pasto prima di intraprende il lungo viaggio fino a Nottingham, e troviamo un fast food con questa insegna:
“birra italiana = vino rosso”
Ci appare chiaro sin da subito che NON mangeremo lì.
Ci dirigiamo quindi nel buon vecchio WH Smith, dove l’adorabile ragazzo in servizio ci intima di utilizzare la cassa automatica, che però non legge le banconote da 50 sterline… e noi abbiamo SOLO banconote da 50 sterline (grazie Banca :D!). Quindi devo andare a cambiarle all’ufficio del cambio.
Alla fine ci lasciamo andare in uno shop di panini, in cui ci impadroniamo di un fantastico sandwich con bacon e pesto (che olezzava a distanza di chilometri, devo dire a nostra giustificazione che abbiamo capito solo dopo che era il panino a farci saltare la copertura). Uscite di lì stiamo giustappunto realizzando che non abbiamo ancora visto uno di quei classici inglesi che si vestono veramente male, quando ci sorpassano una ragazza con la tuba e due tipi in kilt, al che io chiedo:
“Ma secondo te erano veramente nudi sotto?”
A quanto figura nel mio notes, questa domanda non ha mai ricevuto una risposta.
Dopo aver conquistato il pranzo ci dirigiamo al terminale degli autobus, dove ammiriamo per circa mezz’ora lo spettacolo di un uomo che pulisce le megavetrate dell’aeroporto. Di lì a poco scopriamo che il nostro mezzo è stato cancellato (naturalmente LOL) e che partiremo con un altro e che una coincidenza aspetterà solo noi a Luton. Tutto questo durante una brillante conversazione a tre tra me e un autista che però continua a rivolgersi alla mia rispettabile compagna di viaggio, nonostante sia io a parlare e lei continui a girarsi verso di me per chiedere:
“Che vuol dire?”
Il viaggio in autobus inizia con la radio britannica che trasmette ‘I want to break free’ dei Queen. Tuttora è la prima cosa che ricordo del mio primo viaggio nel Regno Unito. Dite cosa volete, ma io continuerò ad interpretarlo come un messaggio di benvenuto. Io e la collega abbiamo qualche problema tecnico con le cinture di sicurezza (in Inghilterra sono più che obbligatorie sugli autobus), che praticamente ci strangolano senza pietà.
Cambiamo autobus a Luton come previsto: mi sento importante per una volta nella vita visto che l’altro autobus sta aspettando SOLO noi. In Italia sarebbe sicuramente successa la stessa cosa, mh. (?)
Capisco subito dopo pochi chilometri che sto per addormentarmi, ma non posso farlo: prima di tutto ho le lenti a contatto, in più… ho un’ossessiva paranoia che la gente mi veda mentre dormo, fa parte del mio morboso autocontrollo. Quindi l’autista si diverte a guardarmi dallo specchietto retrovisore mentre la mia testa fa avanti e indietro una decina di volte nel tentativo di avere la meglio sulla botta.
Un uomo mi intima in italiano:
“Stai dritta!”
Io lo guardo allibita e cerco conferma nella mia collega… mi ha davvero parlato in italiano? Rispondo:
“Ma scusi, come fa a sapere che sono italiana?”
“Si vede lontano un miglio.”
Stica, che sei…? Sark di Alias?!
La verità è che ho fatto di tutto per apparire stravagante, ma in Inghilterra i miei sforzi sono vani. Anche l’italiano vestito in modo peggiore riuscirebbe ad amalgamarsi con la massa. Infatti io adoro lo stile inglese per questo: la gente la smetterebbe di fissarmi.
Il viaggio sembra uno di quei rally nei giochini per la Play Station, solo che il nostro obiettivo è arrotare ciclisti. L’autista ne manca un paio per miracolo.
Arriviamo a Nottingham verso le tre e mezzo: piove.
C’è un’esilarante conversazione in cui io e la tipa alla reception abbiamo un problema di incomprensione.
Mi rivolgo alla collega per chiedere:
“Tu hai capito?”
Beh, avevo il beneficio del dubbio!
Lei mi guarda strano e dice:
“No!”
Ceniamo alle 18 al McDonald’s. Il resto dei negozi è chiuso.
La collega mi insegna un nuovo gioco di carte: Rigirino. Devo confessare che al momento ho dimenticato le regole.
Mi addormento alle 22.

LOL
Domani l’episodio 2, stay tuned :D

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